UN TUNNEL FRA DUE MONDI – C’è un tunnel, si chiama Lincoln Tunnel, che separa due mondi. Di qui, atterrando e salendo sul pullman, l’assoluta normalità: a febbraio ci saranno un fiume ghiacciato, un’infinità di capannoni nei pressi dell’aeroporto, centinaia di camion, strade trafficate, il panorama piatto che vedremmo lo stesso giorno in una qualsiasi città europea. Le 9 ore di volo, la traversata atlantica sorvolando le nevi infinite del nord, dalla Groenlandia al Canada fino a scendere sulla costa americana non sembrano esserci mai state. Si arriva a New York, ma si chiama Newark. Altra città, altro Stato. Qui siamo nel New Jersey, il dirimpettaio di New York, dove si trovano i quartieri-dormitorio, le tasse più basse, i casinò e i divertimenti che non ci sono a New York, ma non è New York.
New York è, appunto, oltre quel tunnel. New York, cioè Manhattan, la nostra New York. Entri in quel tunnel col grigiore e ne esci stupefatto. Anche se piove, anche se c’è la neve. Perchè stai entrando in un mondo che non hai mai visto e che forse esiste solo qui. Bastano i nomi delle prime strade che si incontrano, la Broadway, quella dei teatri, Las Americas, quella dell’Onu, quelle che tagliano Manhattan da cima a fondo e in un attimo ti portano a destinazione. Ti guardi intorno e fai fatica a renderti conto che si, sei arrivato al centro del mito, capisci perche 40 milioni di turisti all’anno passano di qui. Manhattan è in realtà il più piccolo dei 5 distretti (Bronx, Queens, Staten Island e Brooklyn) che compongono New York, ma il suo sviluppo è stato tutto in verticale, donandogli il suo inconfondibile skyline: ci si domanderà qual è l’Empire State Building, dove sarà Central Park, da che parte è la Statua della Libertà. Arriveremo dappertutto, sia nell’escursione organizzata che col tempo libero a disposizione. Con la curiosità e soprattutto con buone gambe. Si, perche New York va vissuta soprattutto muovendosi a piedi. Il vantaggio di avere un hotel centralissimo e la facilità degli spostamenti consente ad ognuno di scegliere il suo percorso preferito. Arrivi in hotel, ti fai una doccia, lasci in cassaforte documenti, dimentichi la stanchezza e scendi in strada: sensazione di emozione, stupore, meraviglia; vieni avvolto dalle sue strade animate, le mille lingue che si ascoltano, la vita che vibra in ogni angolo. Primo rebus: girare a destra per tuffarsi in Times Square oppure a sinistra scorgendo Central Park sempre più vicino? Times Square lasciamola per la sera: con le luci è fantastica. E’ l’attrazione turistica più visitata del mondo: mettete in preventivo la fila ovunque, fila per attraversare la strada, per camminare sul marciapiede, per fermarsi a scattare una foto. L’atmosfera è elettrizzante, questo è davvero l’ombelico del mondo, miliardi di luci al neon sparate da ogni angolo, una sensazione di eccitazione e complicità.
FRAGOLE E SCOIATTOLI – Il primo assaggio della città facciamolo con la dovuta calma a Central Park. Qui ci sono le carrozzelle trainate dai cavalli per i più romantici oppure viali e vialetti che definitivamente danno la certezza di essere a New York: tantissimo verde intorno, ma appena alzi lo sguardo sei immediatamente circondato dai grattacieli, uno più bello dell’altro, qui capisci dov’è la ricchezza. A Central Park il tempo vola, tra lo zoo dove trovi dalla capretta per i bambini all’orso polare, Bethesda Terrace e il lago di 20 acri, la serra con le ciliegie e le fragole, l’obelisco egiziano di 3500 anni fa, cascate, ponti, tantissimi monumenti dedicati ai soggetti più diversi, dagli scrittori Andersen e Shakespeare con Giulietta e Romeo, al 107° reggimento che difese New York nella I guerra mondiale, ai cani da slitta che salvarono un’intera popolazione dell’Alaska sotto la neve, a personaggi storici da Cleopatra a Cristoforo Colombo cui è dedicato anche l’obelisco della vicina Columbus Circle, fino a Giuseppe Mazzini che per gli italiani d’America che donarono la statua è il simbolo di “pensiero e azione”. Ma Central Park è umanità, la più svariata, la più variopinta, la più incredibile, quella che bisogna osservare disinvoltamente anche se ti volteresti a guardarla mille volte, chi è seduto tranquillamente in panchina a leggere e c’è il termometro sottozero, chi fa footing in canottiera a febbraio, chi accarezza gli scoiattoli, chi passeggia coi pavoni, chi osserva questo o quel giocoliere, quell’acrobata, quella band, quella statua che è li, ferma, assolutamente immobile da ore e ore e invece lì dentro c’è tranquillamente un tizio che sbarca il lunario in quel modo.
AL CENTRO DEL MITO – Esci da Central Park e dove sbuchi ? Proprio su Fifth Avenue. Gli spendaccioni, o anche solo i curiosi, qui non si fermeranno mai. New York è la capitale del mondo, il crogiuolo delle culture ed etnie più svariate, la culla mondiale delle mode e delle ultime tendenze. Proprio per questo qui bisogna guardare e non meravigliarsi. Quello che da noi sarà il futuro, qui è il presente che sta già passando. Provate a entrare ad esempio da Apple, la riconoscete subito dal marchio anche se il negozio sembra nascosto sotto la strada: quelli che da noi sono gli ultimi i-phone qui li trovate già in saldo perche nel frattempo sono usciti altri nuovi modelli. Fermatevi poche decine di metri dopo, davanti alle vetrine dei grandi stilisti che gareggiano in fatto di sfarzi e lussi e date un occhio dentro: quanti di noi – indipendentemente dai costi – avrebbero il coraggio di indossare certi capi d’abbigliamento esposti? Fate ancora pochi metri: vi incuriosisce Tiffany? Pensate sia una gioielleria normale? Entrate e saprete. Cinque piani-cinque. Un addetto vi chiederà cosa vi interessa vedere, e farà sostare l’ascensore proprio dove volete voi. Con l’imminente San Valentino e l’immenso assortimento sarà impossibile non cadere in tentazione. A proposito di San Valentino: sarà un’altra esperienza indimenticabile. Per i newyorkesi è più importante di Capodanno: la scritta “love” compare ovunque, sulle carrozze di Central Park, tra i neon dei grattacieli, i pasticcini a forma di cuore; l’ultima volta, su Times Square, calò un enorme cubo di ghiaccio che custodiva un fantastico cuore rosso. Quando siamo andati a New York per prenotare i servizi del gruppo (giugno 2014, 8 mesi prima) e chiedevamo il ristorante per il 14 febbraio, ricevevamo da tutti la stessa risposta: “impossible, sorry”. Era già tutto pieno. Rimanete in Fifth Avenue, c’è il Rockfeller Center con la statua dorata di Perseo e pista di pattinaggio all’aperto, ma andate all’entrata del Top of the Rock: molto probabilmente ci sarà la fila, ma fatela, ne vale la pena. L’ascensore in un attimo vi “spara” al 70° piano, qui c’e’ la veduta più spettacolare della città, New York a 360° tutta sotto di voi!
Scendete e ammirate la magnificenza della New York Public Library, recentemente tornata agli antichi splendori grazie all’architetto italiano Renzo Piano.
Volete ascoltare la Messa della domenica? Attraversate la strada: la Cattedrale cattolica di St. Patrick è giusto al centro di Fifth Avenue, e i preti accolgono i fedeli – alcuni dei quali addobbati in orribili abiti festivi che definire kitsch e’ un complimento – fin dalle scale esterne.
Vi interessano i musei? Il Metropolitan ha due milioni di pezzi d’arte provenienti da ogni angolo del mondo, il MoMa è il più celebre di arte contemporanea, il Guggenheim, quello con la forma a spirale, custodisce capolavori unici di arte europea. Volete invece tornare indietro di 100 anni? Spostatevi al Gran Central Terminal, la stazione più grande del mondo, con le banchine dei treni immortalate in tantissimi film.
Avete già nostalgia dell’Italia? Cappuccino da Sant’Ambroeus, filiale dello storico bar milanese. L’aperitivo? Da Cipriani. Taleggio dop o prosciutto di Langhirano? Tra i 6000 metri quadri di eccellenze gastronomiche di Eataly. La barba? Da Franco Di Maggio, che la fa ancora col rasoio a mano e i panni caldi.
ATTUALITA’ E MEMORIA – Volete cambiare zona? il modo migliore è il taxi , i mitici “yellow cabs”: non sono cari, ce ne sono tantissimi, si fermano dappertutto e vanno dritti alla meta senza inutili tour per far girare il tassametro.
Ground Zero, la zona dell’attentato dell’11 settembre, è a sud , nella zona di Lower Manhattan, il memoriale dove ci sono le vasche con i nomi delle vittime è proprio al posto delle Torri Gemelle. Da non perdere anche il Tribute World Trade Center, una galleria lungo il perimetro di Ground Zero dove sono esposte le immagini più significative dei momenti della tragedia. Pochi minuti di passeggiata ed ecco Battery Park, dove si scorgono in lontananza il simbolo dell’America, la Statua della Libertà, ed Ellis Island, il luogo di ingresso e quarantena per gli immigrati che arrivavano in cerca di fortuna. Si attraversa la strada ed eccoci a Wall Street, la capitale della finanza: sembra una via come tante, soprattutto nei week-end, e invece qui si decidono i destini del mondo. La foto di rito all’impressionante toro arrabbiato del Bowling Green Park, scultura in bronzo dell’italiano Arturo Di Modica, 5 metri e 3200 kg, che e’ l’icona e il motto di tutti quelli che lavorano qui : “La finanza aggressiva porta ottimismo e prosperità “, vi si legge.
Non lontano, uno sguardo ad un altro dei simboli di New York: il ponte di Brooklyn, costruito verso la fine del XIX secolo con manodopera di immigrati italiani, venti dei quali ci lasciarono la vita, il primo ponte in acciaio del mondo, caratterizzato dai due archi neogotici che decorano i piloni di sostegno. Sulla via del ritorno verso Upper Manhattan, si passa attraverso i quartieri esclusivi di Soho e Tribeca che ospitano il Greenwich Village, dove bisogna sedersi per un caffè nell’atmosfera avantgarde di Bleecker Street per cogliere l’anima bohemien e un po’ snob del quartiere di New York con la più alta qualità della vita.
PICCOLA GRANDE ITALIA – Decisamente di diverso impatto la zona di Little Italy, dove un tempo si era stabilita gran parte degli immigrati italiani. Oggi è stata quasi interamente assorbita dal caotico quartiere cinese, e le insegne rimaste in Mulberry Street delle vecchie pizzerie Paesano, Positano, Grotta Azzurra, i venditori di provoloni, salsicce e parmigiano o sono chiusi o servono involtini primavera, e le trattorie caserecce di nonno Gennaro o zia Mariuccia sono per lo più gestite da egiziani e pachistani. Rimane comunque significativo lo spirito di appartenenza che regnava nella zona ai tempi della grande immigrazione, una vera città nella città che aiutava immediatamente a integrarsi chi arrivava da lontano senza conoscere una parola né, probabilmente, un dollaro in tasca. Oggi molti figli di italiani hanno fatto strada, sono nei punti cardine della città e hanno definitivamente cancellato i ricordi dei poveracci che scendevano dai bastimenti con la valigia di cartone: l’esempio più clamoroso è l’attuale sindaco di New York, Bill De Blasio, genitori emigrati da Benevento, cresciuto nel Bronx più avventuroso, tra bande che si sfidavano ogni notte, neri in maggioranza con borchie, bracciali e mazze, bianchi in minoranza, senza un giorno di tregua. Lui, di questi, ne era il leader, con le convinzioni e il modello di Martin Luther King: inflessibilità e non violenza. De Blasio ha lavorato, ha organizzato pieces teatrali a ruoli invertiti, ha coinvolto italo-americani molto famosi (Robert De Niro), presidiando le scuole, difendendo i bambini dal mobbing, dimostrando con i fatti di credere nel “mischiare le minoranze” (ha sposato una donna nera) perchè le minoranze “sono la strada e sono l’America”. Oggi è un sindaco amatissimo, votato dalle “sue” minoranze, ma anche dalla borghesia di Manhattan che votava Kennedy. E’ stato eletto col 76% delle preferenze nella città più variegata nel mondo, un successo senza precedenti: è il sindaco di tutti, è quello che ha annullato le minoranze, ma si sente ancora soprattutto orgogliosamente italiano.
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