LA CITTA’ DEL FUTURO All’alba, ore 5,55 arrivo a Bangkok, anno 2560 ! Si, è corretto: in Thailandia vige il calendario buddista, che prende il via dal 543 a.c., anno della morte di Buddha: siamo nel futuro? Se capita di passeggiare nel distretto dei centri commerciali intorno […]

Thailandia

LA CITTA’ DEL FUTURO All’alba, ore 5,55 arrivo a Bangkok, anno 2560 ! Si, è corretto: in Thailandia vige il calendario buddista, che prende il via dal 543 a.c., anno della morte di Buddha: siamo nel futuro? Se capita di passeggiare nel distretto dei centri commerciali intorno a Siam Square sembra proprio di essere in una scena di Blade Runner: schermi giganti che sparano pubblicità avveniristiche, treni proiettile che sfrecciano nella notte, grattacieli che si accendono di luci psichedeliche e cambiano continuamente colore, gente che sembra non fermarsi mai. E invece eccoci in Thailandia, il paese del sorriso. Qui sorridono sempre: per salutarvi, per scusarsi, mentre vi parlano, sorridono se sono imbarazzati o non riescono ad aiutarvi. Lo si capisce subito al controllo dei passaporti: in meno di 30 secondi si superano le procedure di controllo compilando solo un semplice modulo che viene distribuito sull’aereo, un sorriso e via verso l’esterno. L’impatto con il clima monsonico si sente, ma la temperatura è gradevole, è febbraio il periodo più “fresco” dell’anno: media di 30 gradi, umidità al 50%. Fortunatamente è domenica, e la strada per il centro città non è invasa dal traffico pazzesco dei giorni lavorativi; il tempo di osservare l’immensa periferia della capitale (si parla di 14 milioni di abitanti con i sobborghi) e si arriva in fretta al nostro hotel.​

​HOTEL AVANI RIVERSIDE Nuovissimo, bellissimo, entusiasmante, è l’ultimo nato dei grandi alberghi di Bangkok. Inaugurato nella primavera 2016, direttamente sul fiume, è il moderno “complemento” del più romantico hotel di Bangkok, l’Anantara Riverside, l’inconfondibile struttura in stile coloniale con cui condivide la maggior parte dei servizi attraverso un passaggio interno. L’ Avani “è soffice miscela di stile contemporaneo e moderno calore, disegnato per distendere e ricaricare la tua mente”, tra semplicità di forme e design d’avanguardia, servizi impeccabili e tutto quanto serve per un soggiorno all’insegna del lusso. 248 camere, 4 ristoranti e bar, il Long Bar e The Pantry aperto anche di notte nei pressi della bellissima reception; lo Skyline, dove viene servita la colazione, con spettacolare veduta della città dall’alto; l’ Attitude, al 26° piano, a fianco dell’impressionante piscina a sfioro dove rilassarsi con Bangkok ai propri piedi e un tramonto indimenticabile. Non manca la palestra Avani Fit con le più moderne attrezzature, acqua, the e caffè gratuiti in camera, lezioni giornaliere di yoga e la possibilità di usufruire dei servizi del “fratello maggiore” Anantara tra cui la prestigiosa Mandara Spa per immergersi nei rituali orientali. Ai tre piani inferiori della struttura l’ultra moderno centro commerciale Riverside Plaza per momenti di relax senza uscire dall’hotel. Altrimenti proprio di fronte, dall’altra parte del fiume, contraddistinto dalla ruota panoramica, l’Asiatique Riverfront, nuovissimo spazio commerciale aperto dalle 17,30 in poi, con l’architettura di un vecchio villaggio thailandese sul molo dove nel 19° secolo salpavano le navi cariche di teak: 1500 negozietti di ogni genere e una romantica passeggiata lungo il fiume. Una barca privata dell’hotel è a disposizione gratuitamente degli ospiti ogni mezz’ora per la traversata, oppure per raggiungere la fermata Saphan Taksin del treno sopraelevato che permette di spostarsi facilmente in città evitandone il caotico traffico.

​TEMPLI e LUCI Ma torniamo al nostro primo giorno a Bangkok. Subito al mattino appena arrivati facciamo un salto al più incredibile mercato del mondo, il Chatuchak, aperto solo sabato e domenica, una città nella città con 15.000 bancarelle su 35 ettari dove si trova tutto di tutto, un’autentica “full immersion” nell’atmosfera thai. Attraversando agevolmente la città senza il traffico dei giorni feriali si visitiamo alcuni degli oltre 26.000 templi di cui è disseminata la Thailandia, dove il 95% degli abitanti pratica la disciplina buddista Theravada e i luoghi di culto nonchè i moltissimi monaci che si vedono per le strade ne testimioniano il forte senso di spiritualità. L’escursione porta a scoprire alcuni dei templi più importanti per il valore culturale, artistico e la loro sacralità. Il Wat Trimit, o tempio del Buddha Dorato, ospita all’interno una statua di Buddha alta 3 metri ricavata da 5,5 tonnellate d’oro. Nel cuore di Chinatown si visiterà il Wat Pho, o il tempio del Buddha Sdraiato, il più grande con 46 metri di lunghezza e 15 metri di altezza. Infine il Wat Benchamabophit, costruito con marmo di Carrara nel XIX secolo, dove è custodita la più bella immagine di Buddha di tutta la Thailandia. In serata, con partenza direttamente dal molo privato dell’hotel, crociera sul fiume a bordo della motonave Manhora, un romantico barcone per il trasporto del riso completamente ristrutturato, impreziosito con rifiniture di classe: oggi è la nave più elegante e raffinata tra le crociere sul fiume con cena e intrattenimento a bordo. Proprio per le sue dimensioni ridotte rispetto ad altre che trasportano svariate centinaia di turisti, la Manhora permette di ammirare ancor più da vicino le bellezze che si andranno ad incontrare durante il tragitto: il Tempio dell’Aurora, alto 86 metri, l’edificio più fotografato di Bangkok, davvero fantastico con l’illuminazione notturna (per chi vuole provare a pronunciarlo in lingua thai si chiama Arunratchawararam Ratchaworamahawihan) chiamato così per la luce accecante dell’alba che si riflette sulle sue facciate di multicolori porcellane cinesi; il Palazzo Reale, che avremo poi modo di visitare dall’interno, il quartiere delle Ambasciate, la Chiesa Cattolica del Rosario, il forte Phra Sumen, passando sotto ponti dalle architetture futuristiche e scorci di vita sulle rive del fiume dove invece il tempo si è fermato.

MERCATI e COLORI Partiamo per la provincia di Ratchaburi, dove si trova il luogo turistico più conosciuto della Thailandia: il mercato galleggiante di Damnern Saduak. Iniziamo con una giro in barca a motore attraverso i klongs, i canali esterni che offrono uno spaccato di vita rurale, per poi arrivare al canale principale che ospita il pittoresco mercato dove gli abitanti su caratteristiche barchette in legno stracolme offrono le loro mercanzie, dalla frutta, ai fiori, all’artigianato locale, al balsamo di tigre dai poteri miracolosi, dalle bevande rinfrescanti fino ad un pranzo completo take away preparato e cotto all’istante. I venditori e gli acquirenti sono tantissimi e mercanteggiare è obbligatorio e divertente. Spostandoci di alcuni chilometri scopriamo un altro mondo di curiosità e colori: il mercato della ferrovia (Railway Market) di Maeklong. Gli abitanti espongono i loro prodotti accalcati su un binario dove passa il treno, che al suo arrivo invita i presenti a fare spazio: in un lampo, con gesti ripetuti chissà quante volte o con ingegnosi sistemi di rotelle e carrucole, le bancarelle e le merci spariscono dai binari. Un attimo dopo che il treno è passato, ricompaiono bancarelle, venditori e clienti esattamente dov’erano poco prima. Non è uno show per turisti e quindi bisogna rispettare la popolazione locale che sta lavorando e non gradisce troppe macchine fotografiche e selfie intorno. Il passaggio del treno non è garantito al momento della visita, ma rimane comunque uno scenario di vita autentica assolutamente da non perdere! A seguire, visita e pranzo all’immenso parco tropicale Rose Garden, 28 ettari di giardini e 20.000 cespugli di rose. In base ai giorni, possibilità di assistere a rappresentazioni folcloristiche, o cerimonia nuziale o elefanti al lavoro, o combattimenti orientali, tra i quali la boxe thailandese Muay Thai. Proseguiamo per la città di Nakhorn Pathom per visitare il Phra Pathom Chedi, l’edificio buddista più alto del mondo con la colossale pagoda a forma di campana alta 127 metri, la meta di pellegrinaggi più importante del Paese.
A Bangkok in serata cena al Bayoke Sky restaurant, l’edificio più alto della Thailandia, per un’impareggiabile vista dell’infinita capitale dall’osservatorio al 77° piano o da quello girevole all’84° piano. Una volta scesi a terra, essendo in centro città, è l’occasione propizia per scoprire Bangkok “by night”.

PATPONG Deve il suo nome al milionario cinese che negli anni ’60 acquistò in blocco due strade parallele con case fatiscenti sommerse dal fango per creare una zona di divertimenti per ricchi thailandesi con sale da the e balere. Qualche anno più tardi, fiutando l’affare, quando l’esercito statunitense aprì 7 basi in Thailandia durante la guerra in Vietnam e diventavano sempre più numerosi soldati americani che venivano qui per riposarsi dalle fatiche della guerra, nacquero i primi night e in breve Patpong divenne il quartiere “a luci rosse” di Bangkok. Da allora non è cambiato nulla, vi si tiene anche un mercato serale che vende tutto rigorosamente falso, in un contorno piuttosto squallido di locali più o meno espliciti con la curiosità di vedere su una strada quello che difficilmente è dato da vedere su ogni altra strada del mondo. E come ogni altra parte del mondo i luoghi affollati pullulano di borseggiatori e soprattutto di truffatori che ai piani alti dei locali aspettano solo i turisti più ingenui per ripulirli in fretta del portafoglio e di ogni velleità di conquista. Terminata la visita, dovendo rientrare in hotel, prendiamo i “taxi meter”, ovvero quelli tradizionali, che sono affidabili, hanno l’aria condizionata e il tassametro. Costano veramente poco e non riservano le sgradite sorprese dei tuk tuk, che sono sgangherati, rumorosi, qualcuno dice anche simpatici, ma fate il pieno di smog, di ardite manovre nel traffico, e il più delle volte il trasporto “simpatico” vi costerà il doppio di quello tradizionale.

IL TRENO DELLA MEMORIA e gli elefanti Giornata nella regione di Kanchanaburi in un susseguirsi di ricordi, emozioni e avventure. La prima tappa è il ponte sul fiume Kwai immortalato nel film di David Lean del 1957 che vinse tanti Oscar e ne fece da allora una meta irrinunciabile per chi si reca in Thailandia: il ponte in se’ non ha niente di straordinario, ma trasmette l’impatto emotivo di una zona dove sono sepolti migliaia di soldati alleati morti durante la seconda guerra mondiale per la costruzione della velleitaria “Ferrovia della Morte”. Tra il 1942 e il 1945 circa 16.000 prigionieri alleati e 100.000 asiatici persero la vita per stenti e malattie durante i lavori della linea ferroviaria che avrebbe dovuto collegare la Thailandia alla Birmania che i giapponesi consideravano fondamentale per la loro occupazione del Sudest asiatico. Ma dopo la loro resa gli inglesi troncarono i binari e la ferrovia non fu mai terminata. Oggi avremo l’occasione di ripercorrerne un breve tratto su vagoni sferraglianti che tagliano la verdissima campagna e si fanno largo tra arditi viadotti a picco sul fiume. Dopo il pranzo in un ristorante locale c’è la parte più divertente della giornata: una passeggiata nella foresta a dorso di un docile elefante e la discesa con zattere di bambu sul fiume. Non dimenticate il cambio di vestiti, poiché la gita è divertentissima, adrenalinica, emozionante, ma… bagnata!

IL PALAZZO REALE e a spasso per Bangkok E’ una giornata più “soft” rispetto alle precedenti, per dare spazio a visite individuali o relax. In tarda mattinata escursione al Palazzo Reale, complesso monumentale sfavillante di ori e marmi preziosi, simbolo della nazione e monumento più glorificato: una visita che approfondisce la conoscenza dell’architettura thailandese, il credo buddista e il profondo rispetto del popolo verso la monarchia, che ha permesso alla Thailandia di non essere mai colonizzata dagli occidentali. E’ la residenza ufficiale della famiglia reale col monarca Bhumibol Adulyadej, il più longevo del mondo, asceso al trono nel 1946, nono sovrano della dinastia Chakri che governa il Paese sin dal 1782. Si visita il Royal Pantheon, la Sala dell’Incoronazione, la Royal Redemption Hall, la Sala dei Funerali Reali, il Wat Pho, e soprattutto il tempio Phra Kaew dove è conservato il Buddha di Smeraldo, la reliquia più venerata di tutta la Thailandia che secondo la tradizione detiene poteri soprannaturali. Ci fermiamo nei pressi di Siam Square, per tuffarsi nel centro pulsante della capitale, ormai caratterizzato soprattutto da megagalattici centri commerciali che in Italia non hanno il minimo paragone, dove bisognerebbe passare settimane per conoscerli. Solo nella zona di Sukhumvit Road si può scegliere tra l’Emporium, sei piani di abiti firmati e tutto al top delle marche, o il Siam Center e Discovery Center, famosi per gli showroom degli stilisti, o il Mahoboonkrong (MBK) tipicamente thailandese che si estende su sei piani con oltre mille bancarelle per chi è in cerca di souvenir o artigianato locale; il Pantip Plaza per gli ultimi ritrovati dell’elettronica; il Central World, immenso, infinito, un’autentica città, con – tra gli altri – centinaia di ristoranti per un autentico giro del mondo in cucina; o i lussuosi Siam Paragon con (quelli veri, originali) Hermes, Vacheron, Cartier, Bulgari e addirittura Aston Martin, Bentley e Lamborghini in vendita nello show room al piano terra vicino al meraviglioso acquario di Siam Ocean World; e soprattutto il Gaysom Plaza, per i clienti più danarosi, con le boutique di Zegna, Gucci, Prada e Vuitton, ristoranti e caffè dove si pasteggia ad aragosta e Moet & Chandon, ci si rilassa nei centri benessere più esclusivi della città, e si può richiedere un consulente privato per lo shopping che saprà sempre trovare la soluzione ai desideri (e al colore della carta di credito) del cliente.

Il Phak Klong, il celebre mercato dei fiori, un’onda infinita di bellissimi colori e profumi con migliaia di specie: loto, garofani, gelsomini e la celebre orchidea, simbolo della Thailandia. Chinatown attorno a Yaowarat Road con incensi, the, ceramiche, bigiotteria, spezie, lanterne, e l’adiacente Little India con tanti negozi che meritano una visita, dai gioielli ai tessuti pregiati alle pile di semplicissimi sari o abiti dai colori sgargianti che arrivano fino al soffitto e si riversano nelle stradine. Due prestigiose costruzioni, entrambe di grande fascino: la Dimora di Vimanmek, il più grande edificio al mondo costruito in pregiato legno teak, inizialmente edificato come residenza reale e successivamente trasformato nel Museo culturale. La Jim Thompson House, l’antica abitazione del fondatore della più importante compagnia della seta thai, un ex agente della Cia che si stabilì in Thailandia e diventò ricchissimo: è formata da un complesso di 6 case in teak dove sono esposti manufatti provenienti da tutta l’Asia tra cui porcellane cinesi, dipinti thailandesi e rarissime statue di Buddha risalenti al 13° secolo.

​PATONG Volendo ha un suo fascino, probabilmente ha tutto per tutti, e non c’è assolutamente il rischio di annoiarsi. Ha anche una passeggiata lungomare, la lunghissima e piacevole Thawiwong Road, ma solitamente ci arrivano in pochi. Un buon luogo di partenza è il nuovissimo Millennium hotel che è al centro di Patong senza esserne nel pieno caos: da lì si può proseguire sulla Ratuthit Songroi Pi Road, la strada principale, che è sicura, larga e ben illuminata in entrambe le direzioni. I fans dei centri commerciali “chiusi” (peraltro in scala minore rispetto a Bangkok) troveranno il modernissimo Jungceylon (era il nome dell’isola di Phuket fino al 1511) con fontane a luci intermittenti, aria condizionata e i consueti Burger King e Kfc. Altrimenti prima o poi ci si incontra tutti sulla strada, protagonisti e spettatori tra le luci accecanti dei neon, pensionati europei a braccetto con l’ultima fiamma, qualche buon negozio – specialmente di elettronica – locali notturni di livello come l’Hard Rock Cafe, ma soprattutto un’infinità di banchetti uno attaccato all’altro che offrono tutti esattamente le stesse cose: se non è un cambiavalute è un venditore di escursioni o un concessionario di falsi Versace, Gucci e Armani; se non è uno specialista di Rolex contraffatti è un centro massaggi. Così, sempre uguali, per tre chilometri avanti e indietro. Non è soffocante come i “soi” (i vicoletti laterali) e si passeggia in pieno relax. Se altrimenti ci si volesse avventurare verso l’interno la sostanza non cambia, ma gli spazi si stringono e i decibel si alzano: partendo dalla traversa centrale (Bangla Road) si deve fare la coda per destreggiarsi tra le consuete cianfrusaglie per turisti che prima o poi si finirà per comprare, ristorantini con l’immancabile Gennarino, Bella Napoli o Mamma Mia, probabilmente col cuoco pakistano, o le sartorie di indiani che in mezza giornata ti fanno l’abito su misura ma poi bisogna avere il coraggio di indossarlo. O i bar dove la musica spacca i timpani, la birra sgorga a fiumi e svettano le canottiere di turistoni inebriati che sfoggiano abbronzatura, codino, bicipiti, piercing e tatuaggi nell’attesa di fare colpo su disponibili bellezze indigene.

PHUKET IN LIBERTA’ L’isola di Phuket, la più grande della Thailandia e la più florida economicamente, sin da quando i mercanti cinesi iniziarono a dedicarsi all’estrazione dello stagno, del commercio marittimo e poi del caucciù. Oggi la principale fonte di ricchezza è il turismo, con oltre 5 milioni di visitatori l’anno, con tutti i pro (benessere della popolazione e reddito medio pro-capite più alto di tutta la Thailandia) e contro che ne derivano, dalle lottizzazioni selvagge ai prezzi esagerati di hotel e ristoranti ormai allineati, se non maggiorati, rispetto ai pari standard occidentali. Ma al di fuori dei centri turistici in molti paesini si respira ancora l’atmosfera di decenni fa, la gente vive ancora di agricoltura e pesca, nessuno parla inglese e i cartelli stradali sono scritti esclusivamente in thai : non c’è niente di pericoloso, ma non sempre è agevole venirne a capo. Non mancano comunque una serie di attrazioni turistiche per chi volesse conoscere l’isola: il Phuket Butterfly Garden (giardino delle farfalle), l’Acquario di Laem Panwa, il Museo delle Conchiglie a Rawai, il bellissimo tramonto di Promthep Cape, il punto più a sud dell’isola; il grande Wat Chalong, il tempio più venerato di Phuket grazie all’enorme statua di Buddha che domina dall’alto tutto il panorama, e quella più piccola in oro massiccio: la testa è parzialmente sepolta, ma nessuno osa dissotterrala perche’ pare che chiunque ci abbia provato sia stato colpito da sventure in quantità. La riserva forestale di Khao Phra Taew permette di rinfrescarsi alle cascate di Ton Sai e Bang Pae, incrociare macachi e cinghiali selvaggi, visitare il Gibbon Rehabilitation Center che si propone di riscattare dalla cattività queste scimmie a rischio estinzione per rieducarle e rimetterle in libertà. Se si cercasse un’alternativa a Patong, soprattutto la sera, si potrebbe optare per Karon Beach, che è alla stessa distanza dal Meridien, ma svoltando a destra anziché a sinistra. E’ considerata la sorellina minore di Patong e in effetti non è così affollata, propone più o meno le stesse mercanzie e si sviluppa su un’unica strada di 500 metri tra il decorato Karon Circle e il tempio Wat Suwan Khiri Khet (Karon Temple) che copre 12.000 metri quadri e, martedi e sabato, vi si svolge al suo interno un coloratissimo mercato locale.

 

PHUKET TOWN e TRICKEYE 3D MUSEUM La “capitale” dell’isola Muang Phuket (Phuket Town) è luogo di storia e cultura nonché centro amministrativo e produttivo della provincia. E’ gradevole passeggiare nel centro storico restaurato, con caratteristici caffé, negozi d’arte e botteghe d’artigianato. E’ un reticolo di vie caratterizzato dallo stile coloniale in un misto di cinese-portoghese dovuta ai molti immigrati malesi che a loro volta erano stati influenzati dai primi colonizzatori portoghesi, e ai cinesi arrivati da Singapore. Porte a tinte pastello, stucchi elaborati e arcate che le collegano. Da vedere il Tempio della Luce Serena, fulcro della comunità cinese, il museo storico Thaihua e….Trickeye 3D Museum. Tra i “benefit” ottenuti in fase di contrattazione per il soggiorno del nostro gruppo, è un’opportunità da non perdere: quella di visitare gratuitamente (con uno speciale pass rilasciato dall’hotel Meridien) il Phuket Trickeye 3D Museum, 3000 metri quadri con un’esposizione particolarissima: grazie ad una tecnica simile al tromp-l’oeil francese si “entra” nei quadri con prospettive e giochi fotografici in 3 dimensioni, spaziando tra la Gioconda di Leonardo, l’autoritratto di Van Gogh o impressionanti prospettive da film dell’orrore.

 

LE ISOLE DEI FILM “The Beach” il famosissimo film di Danny Boyle con protagonista Leonardo Di Caprio, è stato girato qui, a Maya Island, nell’arcipelago di Phi Phi, a 40 km di barca da Phuket. Effettivamente i colori sono di una bellezza pazzesca, gli stessi che stregarono Di Caprio quando, arrivandoci a nuoto, trovò l’isola segreta e paradisiaca che aveva sempre sognato. Entusiasmante il parco nazionale di Ao Phang Nga, con la famosissima isola di James Bond, dove venne girato “L’uomo dalla pistola d’oro” con Roger Moore, e il famosissimo monolito Ko Tapu (lo scoglio) che sembra sorgere dall’acqua, immortalato in milioni di foto. Turisti a migliaia, una sorta di catena di montaggio nelle spiagge, arrivi tu e parto io, tutto studiato al minuto. Una giornata indimenticabile: le colline verdissime a picco sull’acqua di colore smeraldo, le barriere coralline fantastiche per le immersioni, indimenticabili bagni da Loh Samah Bay a Pileh Cove, da Viking Cave a Monkey Beach, la spiaggia delle scimmie. E poi l’isola maggiore, Phi Phi Don, che ospita la cittadina con tutti i servizi, da girare rigorosamente a piedi nudi sulla spiaggia bianchissima.